Data 20-12-2022 |
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La Bellezza del
Natale: Buon Natale
Mauro Meruzzi
Il
Natale ci porta così tante considerazioni, ricordi, emozioni e speranze che
potremmo sentirci sopraffatti da tale ricchezza. Associamo il Natale a riunioni
di famiglia, pasti, regali e così via. Il Natale è anche vicino al solstizio
d'inverno (21 dicembre), il giorno più corto dell'anno e, di conseguenza,
l'inizio dell'allungamento delle giornate.
Gesù
è la luce del mondo.
Al
centro di tutto ciò vi è la scena di un neonato con sua madre. Questo è ciò che
hanno visto i pastori (secondo il Vangelo di Luca) e i Magi (secondo il Vangelo
di Matteo). Questa scena non è solo archetipica - qualcosa che suscita le
nostre più profonde emozioni e ricordi -, è l'essenza stessa del Cristianesimo:
l'incarnazione.
C.S.
Lewis ha scritto che l'incarnazione dovrebbe scioccarci. La stessa umiltà
divina che decretò che Dio sarebbe diventato un bambino dal seno di una
contadina, e che in seguito sarebbe stato arrestato in quanto predicatore itinerante
dalla polizia Romana, decretò anche che avrebbe dovuto essere predicato in una
lingua volgare, prosaica e non letteraria. L'Incarnazione è, in questo senso,
una dottrina irriverente, e il Cristianesimo, una religione irrimediabilmente
irriverente.
Sì,
questa religione irrimediabilmente irriverente pone al centro della sua
esperienza (insieme alla Pasqua di Gesù – la sua crocifissione, morte e
risurrezione –) una madre e un bambino.
Nel
vangelo di Luca, che meditiamo in questo anno liturgico, l'angelo dice ai
pastori che questo sarà il segno:
"troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia" (Lc
2,12). La "mangiatoia" ricorre per tre volte nell'arco di pochi versetti.
Gesù
è il cibo per l'umanità.
Le
"fasce" ci ricordano la morte e la risurrezione di Gesù (una
connessione che il Vangelo di Giovanni fa e che è presente anche nelle icone Ortodosse).
Nel
Vangelo di Matteo Gesù nasce non in una stalla ma nella casa della sua famiglia,
a Betlemme. Non ci sono pastori ma Magi dall'Oriente. Quando i Magi entrano in
casa e vedono il bambino con sua madre, cadono all'istante in ginocchio e
adorano (cf. Mt 2,11). Cosa vedono che li costringe a cadere in ginocchio e
adorare? Perché così tanti artisti hanno raffigurato Gesù bambino con Maria?
Perché San Francesco, nella notte di Natale del 1223, voleva rappresentare
quella stessa scena?
La
nascita di Gesù, il Signore universale, ci dice qualcosa che tocca
profondamente ognuno di noi. Parla della nostra origine, del nostro destino,
della nostra storia e delle nostre storie, dei nostri sentimenti e della nostra
immaginazione.
Il
Natale che celebriamo oggi è uno spiraglio di luce su un nuovo mondo in cui
regna la comunione con Dio, con gli altri e con la creazione.
Tale
mondo è possibile perché è dall'eternità ed è il nostro futuro.